La scuola che vorrei…

La scuola che vorrei…

Una scuola innovativa, dove il bambino si sente Pienamente libero di esprimersi, in ogni modo, in ogni tempo.

Oggi, si parla spesso di “fare didattico”. Siamo bombardati da continue riflessioni riguardati la digitalizzazione; dalle continue evoluzioni e aspettative stabilite nelle indicazioni nazionali. Si pretende così tanto che, purtroppo, anche il sistema scolastico sembra incentrato su una corsa irrefrenabile; ben radicato sul “dovere” individuale piuttosto che sul “volere” e “potere” insieme. Questo clima, ha creato uno scisma all’interno delle istituzioni scolastiche, dove ancora al centro continua ad essere privilegiata la figura del docente e non quella del discente. La voce del bambino, le sue potenzialità, la sua storia, devono essere al centro. Penso proprio, che tutto questo necessiti una rivoluzione didattica vera e propria: non più una didattica tradizionale, in cui il bambino è visto come un contenitore da riempire, bensì come un fuoco da accendere.

Il bambino non è un vaso da riempire ma un fuoco da accendere.

Francois Rabelais

Il bambino non è un contenitore vuoto ma un’opera d’arte; ha già dentro di sé tantissime potenzialità, capacità ed è compito dell’insegnante aiutarlo nella scoperta di codeste potenzialità, talenti, accompagnando il bambino nel suo percorso di crescita (curricolo verticale): è compito dell’insegnante creare delle condizioni favorevoli affinché possa esprimersi e coltivare le proprie potenzialità. È compito dell’insegnante scoprire la bellezza che il bambino ha dentro di sé.

 L’ambiente di apprendimento deve essere altamente costruttivista, per dare molteplici opportunità al bambino di sperimentarsi e crescere. È compito del docente, creare dei percorsi di apprendimento individualizzati e personalizzati; ovvero, percorsi che tengano conto delle caratteristiche individuali di ogni bambino: ciascuno con i propri tempi e modi di apprendere. Ricordiamo una pedagogista straordinaria, Maria Boschetti Alberti, che fu la promotrice di questo pensiero: personalizzazione, donar voce al talento del bambino, sostenere il bambino in questa ricerca interiore dei suoi talenti e Insieme costruire.

Abbiamo bisogno di una didattica, che non sia soltanto nozionistica ma che, attraverso l’esperienza diretta con i saperi – proprio come disse Gowin, nel diagramma a V – il ragazzo, inciampando nel problema, incontra le discipline, diventa “uomo”, costruttore del mondo, non dipendente da esso. Una didattica, che non dia soltanto nozioni concettuali, teoriche ma lezioni di vita. Il docente deve essere innanzitutto una guida per il bambino: in esso si costruisce l’uomo (Maria Montessori). Perciò deve essere un raggio di luce che aiuta il bambino a scoprire le molteplici realtà del mondo e ad orientarsi in esso, facendo sì che egli non perda mai la sua unicità. Nel bambino si costruisce l’uomo, e quindi la sua umanità.

 Una scuola vera, deve far crescere i discenti nelle radici solide: i valori. Troppo spesso, vediamo bambini che diventano uomini disorientati, perché il seme della loro esistenza, non si alimenta del valore universale, immenso, una vera bussola: la Fede in Dio e nel Signore Gesù Cristo. Nella scuola che vorrei, ci saranno adulti consapevoli pieni di umanità; uomini di “valore”. Nella scuola che vorrei, la didattica è laboratoriale, in cui tutti i discenti cooperano insieme per la risoluzione di un problema: questo sviluppa in loro il senso di “vivere per l’altro e accanto all’altro”. Nella scuola che vorrei, non si respira aria di competizione tra docenti e discenti ma soltanto di collaborazione: è una scuola piena di gioia, dove anche le pareti raccontano l’amore. Nella scuola che vorrei si apprende con gioia e si lavora con passione passione: l’insegnante non insegna per dovere e l’alunno non si sente costretto a sedersi al banco; l’insegnante vive il proprio ruolo perché lo sente nella pelle, nell’anima e il discente si alza ogni mattino sapendo che i suoi passi lo porteranno in un ambiente accogliente, che metterà al centro i suoi interessi, le sue potenzialità e donerà voce alla sua storia.

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Autore

  • Benedetta Novello

    Mi chiamo Benedetta, sono una studentessa in Scienze dell’Educazione e Formazione. Penso che la pedagogia sia una delle scienze umane più belle, è la conoscenza di un linguaggio speciale: quello dei bambini, nella loro unicità e speciale diversità.

 

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