A 30 anni

A 30 anni

Pensi che debba essere per sempre con le farfalle nello stomaco e il cuore in gola, con quella sensazione che ti fa camminare a un metro da terra e ti fa sentire la testa tra le nuvole.

L’amore a vent’anni è così. Ti toglie il fiato e, troppo spesso, anche la ragione.

Riesce a farti volare e a farti schiantare al suolo un attimo dopo.

Sembra tutto un uragano, che ti travolge, che plasma ogni singola cellula del tuo corpo fino a non farti più mangiare, dormire, respirare. Sei completamente ed esclusivamente sentimento.

Ti avvolge, ti entra dentro. Nelle ossa, nelle vene e tu non hai scampo, non puoi fuggire. Stai lì e ti prendi tutto. L’amore a vent’anni è totalizzante e ti convinci che mai e poi mai potrai amare qualcun altro come la persona che hai davanti in quel momento.

È tutto. E tu sei assolutamente sicuro che sarà per sempre.

Ci sono passati tutti attraverso il fuoco del primo amore. Qualcuno ancora arde, tanti si sono spenti.

E quando la fiamma smette di bruciare?

PANICO.

Ti senti perso, finito, vuoto. Sei sempre stanco, probabilmente inappetente, sfiori la disperazione.

Ogni cosa ti ricorda lui/lei, ti si riempiono gli occhi di lacrime per ogni sciocchezza: quella canzone, quel tramonto, quel locale… persino l’SH bianco, che in media ce l’ha il 99% della popolazione.

Perché in fondo a vent’anni tutto è amplificato, anche il mal di cuore.

E come ti sei preso tutto quell’amore grande, ingenuamente e spassionatamente, ti prendi anche tutto il tormento della rottura, ingenuamente e spassionatamente.

Poi di colpo passa. Ti svegli una mattina e non soffri più, (succede davvero ve lo assicuro), e tu diventi il padrone del mondo, del tuo mondo e no, non amerai mai più perché si soffre troppo.

Amerai ancora, amerai infinite volte, amerai in mille modi diversi.

Amerai prima di tutto te stesso, perché questa è la cosa più importante che impari dopo la fine della tua prima relazione e impari soprattutto che se non sai amare infinitamente te stesso, non sarai mai pronto per amare qualcun altro.

Imparerai che puoi farcela da solo, che basti a te stesso, che sei totalmente e completamente autosufficiente e tante altre persone entreranno nella tua vita, e tu senza neanche saperlo sarai diventato più forte e saprai affrontare il tormento della rottura senza paura.

Poi di anni non ne hai più venti, ma trenta: e cambia tutto.

Le farfalle nello stomaco sono quelle al pomodoro (cit.), il cuore ti va in gola quando vedi la rata del mutuo, sei un metro da terra perché a lavoro ti fanno incazzare e la testa ce l’hai tra le nuvole perché non sai più se vuoi affogare in un mare di spritz o se devi mantenere un contegno.

Però l’amore è sempre così. Ti toglie il fiato e, troppo spesso, anche la ragione.

Solo che tu hai più consapevolezze. E quindi voli sì, ma hai le cinture allacciate e sai benissimo che se ti schianti al suolo la botta non sarà così forte.

Però resta incredibile, questo lasciatemelo dire: resta incredibile perché è sempre e comunque amore, e alla fine muove tutto seppur con modalità diverse.

È un amore adulto, lo chiamerei maturo, è fatto di tante piccole cose che prima non potevi sapere che esistessero.

È fatto di concretezze, di vita reale, di vita vissuta ogni singolo giorno scegliendo noi stessi e scegliendo l’altro. E forse non è più quell’amore incredibilmente romantico, ma è comunque pieno di sogni, sogni fatti di sostanza, sogni tangibili.

È pieno di compromessi, compromessi a cui scendiamo perché impariamo a conoscerci meglio.

Ti entra comunque nelle ossa e nelle vene e scava anche più a fondo, va a toccare l’anima e quando arriva lì, forse arde più forte del primo amore innocente.

L’amore a trent’anni è consapevole, è autentico e credo che non esista niente, assolutamente niente, di più vero e appagante di questo.

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Una risposta.

  1. Camilla ha detto:

    Mi ha toccato il cuore e l’autrice scrive come troppo raramente ormai si scrive. Grazie.

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